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5 leve per migliorare l’ecodesign dei prodotti cosmetici e rispondere alle ambizioni del Green Deal

Pubblicato il 29 Luglio 2025 Lettura 25 min

Les entreprises du secteur cosmétique affichent ont toutes des objectifs de réduction de leur impact environnemental. En effet, les industriels de la cosmétique doivent s’adapter aux directives résultant du Green Deal et parfois même réussir à anticiper les futures réglementations. Dans cet article, Alcimed résume les enjeux techniques actuels et futurs posés par le Green Deal et explore les solutions qu’apportent les industriels à chaque étape de la vie des produits cosmétiques.

Leva n°1: la progettazione della formula, una fase di anticipazione

Con il Green Deal, sono emersi diversi nuovi divieti volti a proteggere l’ambiente (PFAs, microplastiche non biodegradabili, importazione di olio di palma senza tracciabilità) e centinaia di sostanze devono ancora essere valutate in vista di nuove restrizioni. Alcuni industriali cercano di anticipare queste restrizioni implementando uno screening di tutti i loro ingredienti al fine di verificarne la sicurezza. Tuttavia, le metodologie attuali non permettono sempre di effettuare uno screening adeguato su una grande quantità di ingredienti. Gli industriali collaborano quindi tra loro e con istituti di ricerca o organizzazioni intergovernative per mettere a punto questi nuovi metodi, come nel caso dell’ICCS (International Collaboration on Cosmetic Safety).

D’altra parte, alcuni marchi come Typology scelgono di semplificare le loro formule per limitare il numero di ingredienti e quindi i potenziali effetti sulla salute e sull’ambiente. Questo richiama il lavoro dell’ECHA per l’introduzione di un “fattore di valutazione delle miscele” per comprendere meglio gli effetti delle sostanze dopo la formulazione.

Leva n°2: la tracciabilità necessaria delle materie prime

Il Green Deal ha l’ambizione di promuovere la massima tracciabilità al fine di prevenire i rischi sociali e ambientali. Così, nel 2024 è stato lanciato il consorzio TRASCE da 15 aziende leader del mercato cosmetico francese per unire le forze e le conoscenze al fine di tracciare in modo preciso le fasi e gli attori del rifornimento delle materie prime (produzione, estrazione, trasformazione…).

Leva n°3: la produzione e le operazioni di trasporto, sfide energetiche principali

La produzione è una fase che molti leader del mercato industriale controllano in gran parte avendo propri stabilimenti produttivi. Nelle proprie fabbriche, possono sviluppare processi più ecosostenibili, investendo nella modernizzazione dei macchinari e delle infrastrutture. A seguito delle direttive sul consumo energetico e idrico e sulla gestione dei rifiuti, molte aziende hanno isolato i propri impianti, introdotto energie rinnovabili, implementato nuovi processi efficienti a freddo e ridotto il consumo d’acqua (lavaggio, raffreddamento…). Gli impatti ambientali legati alla produzione in outsourcing sono più difficili da valutare e migliorare, ma i marchi forniscono linee guida ai loro fornitori per orientarli verso pratiche simili.

Allo stesso modo, per quanto riguarda il trasporto, alcuni industriali adottano mezzi di trasporto elettrici o sostituiscono i camion con sistemi intermodali. Va inoltre segnalato che il Green Deal ha introdotto una sorta di tassa sul carbonio per il trasporto marittimo, che avrà inevitabilmente un impatto sul prezzo delle materie prime importate e dei prodotti finiti esportati, anche per l’industria cosmetica.

Leva n°4: il packaging, strumento storico di comunicazione con i consumatori

Il 20% delle emissioni di gas a effetto serra legate ai prodotti cosmetici è dovuto agli imballaggi. Per quanto riguarda la natura del packaging, il Green Deal mira a limitare o vietare le plastiche monouso. Al momento, le principali soluzioni prese in considerazione dagli industriali riguardano la transizione verso plastiche riciclabili e/o riciclate, ma alcuni marchi testano soluzioni di flaconi ricaricabili. Ad esempio, i laboratori Pierre Fabre, Expanscience, Garancia, La Rosée Cosmétiques e Bioderma (NAOS) si sono associati per proporre questa soluzione in farmacia. La riduzione del volume d’acqua nei cosmetici o l’uso di cosmetici solidi può anche essere una soluzione per ridurre il packaging.

D’altra parte, la creazione di un passaporto digitale del prodotto e il divieto di dichiarazioni ambientali ingannevoli devono permettere ai consumatori di fare scelte più sostenibili. Gli industriali si trovano quindi ad affrontare due sfide:

  • Fornire informazioni chiare e trasparenti ai consumatori, assumendo un ruolo attivo nella valutazione dei rischi legati ai prodotti. Un EcoBeautyScore è in fase di realizzazione da parte di un consorzio di industriali desiderosi di implementare uno strumento informativo armonizzato per i consumatori.
  • Permettere ai consumatori un facile accesso alla documentazione riducendo al contempo il packaging. La transizione verso piattaforme informative digitali è considerata una soluzione del futuro (maggiore chiarezza, meno rifiuti plastici).

 


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Leva n°5: l’uso dei prodotti e il trattamento dei rifiuti

Nel complesso, l’uso dei prodotti cosmetici è responsabile del 40% delle emissioni di gas serra del settore. Tra tutti i prodotti cosmetici, quelli “rince-off” sono quelli con il maggiore impatto durante l’uso.1Martins et Marto, A sustainable life cycle for cosmetics: From design and development to post-use phase, Sustainable Chemistry and Pharmacy 2023: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2352554123002127 Infatti, richiedono grandi quantità d’acqua per il risciacquo e i loro ingredienti finiscono nelle acque reflue, con potenziali impatti sull’ambiente acquatico se il trattamento non è adeguato. Nell’Unione Europea, il 92% degli inquinanti tossici trovati nelle acque reflue proviene dai settori cosmetico e farmaceutico2https://environment.ec.europa.eu/topics/water/urban-wastewater_en. Con il Green Deal, gli industriali dovranno pagare in caso di inquinamento causato dai loro prodotti. Hanno quindi tutto l’interesse a progettare i loro prodotti di conseguenza.

Per quanto riguarda il consumo d’acqua, per aiutare i privati a ridurlo, le aziende più impegnate propongono soluzioni tecnologiche come una mousse a risciacquo rapido per sostituire una crema (Procter & Gamble) o un soffione doccia a consumo ridotto (L’Oréal e Gjosa).

Il settore cosmetico rappresentava circa lo 0,5-1% delle emissioni globali di gas serra nel 20203Make Up The Future, levers of change for a sustainable cosmetics business, Quantis, 2020.. Il Green Deal si rivolge all’industria cosmetica come a tutte le industrie e ha fornito agli industriali una guida per l’ecodesign dei prodotti attraverso la regolamentazione ESPR (Ecodesign for Sustainable Products Regulation). Questa normativa indica in particolare la necessità di utilizzare prodotti e metodi più sostenibili, ma anche la necessità di poterlo dimostrare. Ciò implica che gli industriali si dotino dei mezzi tecnici, finanziari e logistici per valutare i loro prodotti e le loro pratiche, garantirne la tracciabilità e adottare strumenti e metodi di ecodesign avanzati.

Ogni giorno, soluzioni tecniche e logistiche vengono sviluppate da team di ricerca e industriali per rispondere a problemi specifici in ogni fase. Tuttavia, la concorrenza è forte e ciascuno cerca di trovare le soluzioni più ottimali nel minor tempo possibile. D’altra parte, il panorama del settore cosmetico è composto in gran parte da piccole e medie imprese, che non sempre hanno i mezzi per implementare internamente queste soluzioni. Il nostro team specializzato in cosmetica può supportarti nei tuoi progetti esplorativi di soluzioni future. Non esitare a contattare il nostro team!


Informazioni sull’autrice,

Agathe, Consulente all’interno del team Cosmetica & Lusso di Alcimed in Francia.

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